Mary is Happy, Mary is Happy è il progetto thailandese selezionato per la fase finale di Biennale College – Cinema 2012/13. Meglio conosciuto come “il film su Twitter” (ma è solo una parte del progetto), Mary is Happy, Mary is Happy avrà la sua prima mondiale alla 70. Mostra del Cinema di Venezia il 1 settembre. Abbiamo incontrato il regista Nawapol Thamrongrattanarit e il produttore Aditya Assarat per intervistarli sulle difficoltà della realizzazione della pellicola.
INTERVISTA CON NAWAPOL THAMRONGRATTANARIT
Quali sono state le difficoltà che hai trovato durante le riprese?
Il periodo di pre-produzione è stato troppo corto rispetto alla grandezza del film. Innanzitutto, pensavo sarebbe stato un progetto più piccolo, rispetto alle mie sensazioni durante il periodo di stesura della sceneggiatura: ma dopo averla scritta è diventato sempre più grande. Abbiamo quindi avuto bisogno di lavorare d’istinto (a volte basandoci troppo spesso sull’istinto!), il che mi ha reso perennemente nervoso, forse perché il periodo di scrittura è stato pure molto breve. Ciò ha poi avuto conseguenze su tutta la lavorazione.
Quali sono state le differenze rispetto all’esperienza del tuo film precedente, 36?
Questo film è su scala maggiore (almeno per me, regista amatoriale), più grande rispetto a 36 senz’altro. Lo stile del film è per metà surreale, quindi la scenografia doveva essere reale e non reale allo stesso tempo. È stato assai più complicato a causa di una pre-produzione più breve; ho dovuto incontrare più membri della troupe e attori, quindi credo che questa sia la produzione più grande a cui abbia preso parte.
È questo il film che volevi sin dall’inizio?
Questo è il film che volevo, ma è uno stile piuttosto nuovo per me (e credo lo sarà anche per il pubblico). Non sono ancora sicuro se funziona o meno, è abbastanza sperimentale. Perciò credo che sarebbe stato meglio se avessimo avuto più tempo per scrivere e per la pre-produzione. Potremmo aver avuto anche più tempo per migliorare alcune cose ed elaborare alcuni dettagli. Questo film è come un neonato, c’è voluto parecchio tempo a causa di prove e vari errori.
Il film è basato su un vero account Twitter: come ha funzionato la relazione con la ragazza “reale”?
In realtà non l’ho ancora incontrata. Le ho solo mandato qualche messaggio, e mi ha detto che il progetto le andava bene e mi ha risposto solo con una domanda: “perché sei interessato al mio Twitter?”. Quel momento per me è stato come incontrare Bob Dylan e chiedergli il permesso di fare un film su di lui! Credo sia una persona piuttosto poetica, e credo la sua risposta fosse interessante perché la rende ai miei occhi più interessante, e credo di aver scelto la ragazza giusta per quest’adattamento. Dopo quella conversazione molto breve, non ci siamo più parlati, quindi non conosco “la vera lei”. Ma credo ci vedremo alla premiere in Thailandia, e voglio tenermi la sensazione da primo incontro fino a quel giorno…
INTERVISTA CON ADITYA ASSARAT
Quali sono state le difficoltà relative al tempo e al budget?
In generale c’è stato troppo poco tempo per l’intero progetto. Abbiamo ricevuto i fondi a febbraio e abbiamo dovuto girare a maggio, il che significa che abbiamo iniziato la pre-produzione con una sceneggiatura non completata. Abbiamo dovuto iniziare a fare piani con una sceneggiatura non finita. Il budget andava bene: non c’è problema in questo senso quando sai cosa stai per fare e non cambia. Significa poter cucire la sceneggiatura sul budget stesso. Quella parte del progetto è andata bene. Le difficoltà sono tutte relative fondamentale ai tempi di lavorazione: se avessimo avuto 2 o 3 mesi di più avrebbe di certo aiutato.
C’è stato qualcosa in particolare che è andato meglio del previsto e che invece pensavi sarebbe stato un problema?
Penso che siamo stati fortunati. Abbiamo passato un periodo tranquillo, non ci sono stati problemi. Produttore e regista devono lavorare a stretto contatto. In particolare, specialmente nel caso di poco tempo e pochi soldi, il produttore dev’essere abbastanza forte. Il produttore deve essere deciso dall’inizio e riesaminare la sceneggiatura dall’inizio. Una volta che la produzione è andata in porto, è poi impossibile fermare una fuga di denaro. Devi fermarla già nel processo di scrittura.
C’è qualcosa dell’esperienza che vuoi condividere in particolare?
Come ho detto, credo siamo stati fortunati perché abbiamo avuto delle riprese tranquille, senza pioggia, ecc. Anche se credo davvero che avremmo avuto bisogno di qualche mese in più, sono anche d’accordo per principio con la filosofia del progetto. Dobbiamo imparare a lavorare in tempi brevi e con budget piccoli. Il budget è la realtà del mercato con cui ci confrontiamo. E, secondo la mia opinione, un progetto ha solo benefici da tempi veloci: mantiene intatta l’ispirazione iniziale del regista. Questo è il più grande vantaggio che un film d’autore può avere. Quando l’ispirazione muore perché il processo di sviluppo è andato per le lunghe e l’ha uccisa, potresti anche non farcela.